28 Sep 2020 - MDA DS
La nuova raccolta è pronta e caricata nella vetrina delle opere, in cima.
In concomitanza rilascio questo post come breve presentazione e “autorecensione” della stessa.
Nel caso non l’abbiate letta, suggerisco sempre prima di leggere e interpretare l’opera e solo dopo leggere opinioni altrui, autore incluso.
Partiamo ovviamente dal titolo, che vuole subito additare il soggetto dell’opera, ovvero la deviazione da schemi di conformità ed uniformità alla normalità, che tuttavia altro non è che una tipologia di particolari conformazioni che gli esseri viventi, uomini in particolare, assumono; e ci troviamo quindi subito accolti da un binomio di inclusione-esclusione che traccia lo scheletro ed il gioco fondamentali dell’intera opera.
Devianza, quella di cui parliam0, che parte dal valore più puramente sociologico del termine1 e finisce per estendersi a qualunque forma di deviazione da criteri di essenzialità della vita.
Iniziando la lettura troviamo subito “l’uomo orologio”2, quindi parliamo di devianza e presentiamo la categoria delle persone deviate con la caricatura dell’uomo-lavoratore, operazione che ci dice subito in primis che le deviazioni non sono poi così lontane da noi, ma addirittura che, probabilmente, gia ci caratterizzano.
Seguono poi le altre poesie in ordine cronologico di scrittura, che risulta necessario per catturare le sfumature naturali che l’analisi del soggetto ha assunto durante il periodo di stesura.
Accettata questa premessa, propedeutica se non necessaria alla comprensione dell’opera, seguono le varie sfaccettature contemporanee della devianza:
Troviamo quindi tutte le sfaccettature dell’emarginazione del diverso e non conforme e addirittura del conforme esasperato, ma anche una graduale assimilazione dello stesso e quindi un processo di inclusione e “perdono” razionale accompagnato dalla progressiva interiorizzazione della devianza, che culmina in “clamor patris”, la definitiva comprensione dell’universalità del sentimento e, in particolare, della paura e la possibilità, accennata e sperata, di una accettazione universale di umanità, da un lato, che permetta il superamento di alcune dannose contraddizioni e forzature della nostra società, ma al contempo una riappacificazione personale3 con le vicende ed il male che ci circonda, che costringono ad una presa di responsabilità.
Con questo è tutto, spero che l’opera vi sia piaciuta o che almeno vi abbia espresso qualcosa;
al prossimo post.
In merito suggerisco un libro che mi ha coinvolto tantissimo nella lettura, verso inizio anno: “come si diventa devianti” di David Matza. ↩
Poesia analizzata in modo più dettagliato nel precedente post “ricominciando a lavorare” del 17/08. ↩
nel caso particolarissimo dell’autore con le vicende mediche familiari, come esemplificazione del generale. ↩