La violenza illustrata

04 Dec 2020 - MDA DS

È passato un po’ di tempo dall’ultimo post.

Questo per diversi motivi: Innanzitutto ho avuto da fare con lo studio, poi sono stato preso con la vendita di alcune cose, che si è rivelata un vero e proprio lavoro, anche scrivere ha avuto la sua parte, infatti col prossimo post metterò anche qualche contenuto nuovo, per finire poi sono stato male anche io, sono ora in auto quarantena anche se non sto particolarmente male tutto sommato.

Finito di “campare scuse”, oggi parlerò di un’opera, peraltro recentissima, di (Nanni Balestrini)[https://en.wikipedia.org/wiki/Nanni_Balestrini], uno degli autori del (gruppo 63)[https://www.britannica.com/topic/Gruppo-63].
E infatti proprio a partire dal gruppo 63, cercando in particolare di ottenere una copia de “i novissimi”, il testo quasi fondante del movimento1, sono giunto a Nanni Balestrini in particolare e a “la nuova violenza illustrata”2, di cui parlerò in questa sede.

L’opera contiene uno scritto del 1976, ovvero “la violenza illustrata”, e una serie di altri scritti che, sulla scia dell’originale, propongono invece tematiche più recenti, che spaziano circa nell’ultimo decennio.
Lo stile usato è imperniato sul cut-up di stralci giornalistici e non, accostato ad un uso creativo ed evocativo delle parole e dei termini; tutta l’opera richiama un quotidiano che asetticamente illustra una serie di scene di cronaca, descrivendone in modo ridondante e continuo, e tuttavia variegato e spesso contraddittorio, i particolari e le vicende e mescolandole a colte con altre suggestioni.

Devo ammettere però che ci sono delle differenze tra la parte del 1976 e quella contemporanea, differenze a volte enormi, che in particolare sorgono e si evidenziano nel momento in cui si esce dal singolo tratto narrativo, si zooma indietro diciamo, e si da un’occhiata più completa all’opera.
Queste differenze sono in parte dovute al fatto che i nuovi scritti siano più pertinenti con la mia età: il fatto che mi abbiano colpito di più, almeno all’inizio, e che abbiano una maggiore granularità di significato è in parte dovuto a questo; In parte però sono dovute a come le due parti sono scritte,comunque la prima parte, quella nuova, risulta più auto sufficiente nei suoi pezzi, più autonoma e dispersiva, nel senso che ogni nuova testimonianza di questa violenza mediatica cui siamo soggetti, che non è tale semplicemente per i temi che tratta ma anche per il modo in cui li tratta, non da una linearità discorsiva ma tutt’altro, pare spaziare in una desolazione ampia e sconfortante, lasciando il lettore in una situazione di sovraccarico in cui non solo è impossibile prendere nettamente una posizione, ma è anche improbabile farsi un’idea troppo chiara della sostanza narrata[^3] che esuli dai risultati più propriamente emotivi e comunicativi di essa.
In poche parole non sei certo di cosa stai leggendo, ma sai cosa ti provoca, un risultato fortemente comunicativo nel riuscire a non dire nulla di troppo preciso, e ciò rappresenta un netto traguardo letterario.

D’altro canto la seconda parte, del 1976, va da tutt’altra parte, cerca in ogni modo di creare un inequivocabile filo conduttore nella narrazione, così che l’ultima frase o parola di un pezzo torna nel titolo del successivo, oppure tutti i titoli seguono uno schema verbale, iniziando con una parolain “d”, sono tutti espedienti che legano la narrazione e la rendono una singola esperienza rettilinea.
Gli effetti di ciò sono chiaramente tutt’altri! Invece di una esperienza di granularità e dispersività si ha la sensazione che tutto il blocco ordinato di esperienze che si stanno vivendo, data l’intensità della lettura, portino a un qualcosa, che inizialmente non è definito e non si comprende, ma pian piano prende meglio forma e si mostra appieno nel finale, come una sensazione di stravolgimento, che è al contempo sociale ed emozionale.
Quindi laddove originariamente si trovava un significato, addirittura uno scopo, a questa scia di violenza, e tutta la sensazione di speranza e sicurezza che questo modo di condurre la narrazione può rappresentare, ora non si trova che dispersività, con tutta l’insicurezza che ne consegue.
Direi comunque che gia solo da questa dicotomia di significati l’opera merita.

È ora interessante capire cosa si va a intendere per violenza:

  1. La violenza in questione è illustrata, quindi rappresenta come prima cosa un modo espressivo, in questo senso dell’autore che non usa troppi mezzi termini, risultando a tratti crudo ma estremamente evocativo.
  2. Poi vuole intendere la materia di cu si parla, in senso più ampio una violenza d’essere, cioè una mancanza di quiete, poiché gli episodi narrati sono tutti di attività e rivolgimento di qualcosa, che sia una protesta o un’aggressione o un semplice gesto repentino o energico.
  3. Infine la violenza è quella del mezzo espressivo, l’uso continuo e quasi esclusivo di strumenti del giornalismo, come pezzi di intervista o racconti dettagliati o ricostruzioni di fatti, che per definizione puntano a colpire l’ascoltatore, a conficcargli un’informazione, che sono di per se strumenti aggressivi di comunicazione, come solo i medie massificati sanno essere, perdendo però, al punto sono spinti, ogni valenza contenutistica, per cui resta solo la brutalizzazione del lettore che si ritrova impassibile e violentato nella lettura e non si capacita appieno di questa peculiarissima sensazione.

Contrariamente a quel che pensavo di fare all’inizio, non metterò stralci del testo; Questo perché risulta piuttosto lungo nel complesso e sarebbe difficile tagliare di netto pezzi particolarmente significativi.
Piuttosto vi consiglio vivamente di leggerlo, soprattutto in questa versione “nuova”, soprattutto poi se come me l’originale “violenza illustrata” non l’avete vissuta, in ultimo anche per rendere omaggio all’autore, che si è spento recentissimamente nel 2019.
Detto questo ribadisco che col prossimo post pubblicherò anche nuovo materiale, mentre lavoro alla prossima raccolta, e vi saluto.

  1. Copia che dopo molto tribolare, visto che nelle librerie a me vicine non c’era modo di ottenerla, dovrei essere riuscito ad ottenere su un sito di compro-vendo libri e che dovrebbe arrivarmi prossimamente; Infatti spero di aver modo di farci un post sopra dopo averlo letto, visto anche la fatica di cercarlo. 

  2. Inizialmente scelta semplicemente perché mi è capitata una copia craccata e pronta da scaricare, con buona pace dell’autore, anche se considerata l’invettiva contro l’editoria che tira fuori in introduzione al testo non potrei sentirmi in colpa neppure volendo.