13 Dec 2020 - MDA DS
Come avevo accennato nel post precedente, qui parlerò di un nuovo piccolo scritto che aggiungo in contemporanea alla vetrina delle opere in homepage.
Quello che aggiungo è un esempio abbastanza diverso dai precedenti, scritto quasi più come divertimento e distrazione che altro, di certo senza immaginare di usarlo per trasmetterci un qualche messagio o simili.
Non per questo penso che meriti particolare disprezzo, anzi.
Si tratta di due mini opere in realtà: una piccola “fiaba” in versi liberi e una raccolticina di poesie.
Inizialmente esperienze slegate ho presto trovato consono legarle da una formula narrativa: innanzitutto perché entrambe condividono alcuni aspetti tematici, e poi perché mi è sembrato che la cosa arricchisse e completasse entrambe.
In ogni caso, le tematiche vertono su aspetti erotici e goliardici, che spesso si sposano tanto bene, che nel caso della fiaba si delineano dietro una fitta rete di doppi sensi e allusioni, a volte più evidenti altre meno, costruite su un immaginario a metà tra il fiabesco e il cavalleresco1.
Nel caso invece della successiva raccolta si abbandona in parte la linea dei doppi sensi per lasciare spazio a una esperienza più diretta.
Ora, questo rapporto bivalente tra le due parti non è completamente casuale o semplicemente istintivo, in parte va a creare una linearità evolutiva, che parte dall’infantilità e ingenuità della fiaba, il genere bambinesco per eccellenza, in cui i personaggi sperimentano una crescita tutto sommato semplice e intuitiva2, quel che cambia è forse giusto la serenità e maggior leggerezza con cui i personaggi valutano e ripercorrono le proprie esperienze, cosa che, nel caso del protagonista, permette realmente di spingersi ad affrontare il mondo, tema su cui si impianterà la seconda parte.
In questa seconda parte il tema è ripreso, ma in modo più maturo e sboccato, e l’idea sarebbe proprio di apprezzare una evoluzione tra la prima e la seconda parte, passando da una maggiore infantilità a una maggiore maturità.
Può sembrare strana la tematica sessuale ed erotica in una narrazione di questo tipo, tuttavia a me ha interessato pensare di provare a vederla in un contesto più infantile e bambinesco, seguendo le vicende di personaggi fiabeschi, ma quasi a presa in giro, fiondati in una avventura che non ha in realtà alcun peso e non cambia nulla, se non per il bagaglio di esperienze dei personaggi stessi; paradossalmente provare a immergere queste tematiche quindi in una atmosfera di indifferenza e poco peso da false protagoniste, nella quale, nel riso o nel pianto, non si trovano quasi mai da quel che mi risulta.
Il tutto si corona, e ciò da reale motivo del titolo, nell’inefficienza della fiaba, che si rivela fallimentare nel suo tentativo di insegnare qualcosa e tutto sommato anche un po’ povera di contenuto; vuole infatti essere una fiaba “brutta” appunto: inefficiente, sciocca e immatura, poiché penso che la morale nelle fiabe ce le veda sempre l’adulto che la racconta e mai il bambino.
Detto ciò mi sono trovato, dopo la stesura dell’opera, molto recentemente anzi, a leggere “Il romanzo della rosa”3, di cui ho finito la parte prima di Guillaume De Lorris, e sono rimasto colpito dall’aver sentito nella lettura un po’ di questo stesso spirito infantile che in qualche modo ho provato a mettere nel mio scritto, ci ho trovato insomma delle assonanze con quel che volevo trasmettere, anche se questo chiaramente è ben più dovuto a come ho letto che a come fosse scritto, non centra sicuramente niente con le intenzioni dello scrittore secoli fa, agli albori delle letterature europee, rappresenta solo un caso curioso e una nota sulle mie attuali letture.
Come ultima nota la fantastica immagine messa in copertina è un piccolo graffito a pennarello che mi sono trovato sul bidoncino di un treno regionale; Mi ha subito colpito e ho dovuto associarlo a questo scritto, perché semplicemente nella mia testa ormai esisteva solo per quel motivo, era perfetto.
Ringrazio quindi candidamente l’anonimo autore.
Detto questo chiudo e vi invito a darci un’occhiata nella vetrina delle opere in homepage.
Motivo per cui il componimento si autoproclama, in modo volutamente non esatissimo forse, fiaba. ↩
quel che cambia rispetto all’inizio è poco nel mondo della narrazione, in pieno stile fiabesco, dove usualmente l’avventura narrata rappresenta uno scorcio di straordinarietà in un mondo altrimenti omogeneo e immutabile. ↩
Utilizzo il titolo tradotto perché ovviamente sto leggendo la traduzione in italiano, non sapendo leggere il francese e men che meno il francese antico. ↩