05 Jan 2021 - MDA DS
Dopo la breve esperienza de “La Fiaba Brutta” ecco la mia nuova raccolta “seria”.
Si tratta di una raccolta abbastanza particolare rispetto alle precedenti, per diversi motivi:
Partirei parlando proprio dell’estratto del 2014; Si tratta di un’epoca incui stavo finendo il liceo, ero fissato col futurismo e sempre nello stesso periodo lessi stirner (e ovviamente me ne innamorai).
E’ in effetti proprio per via del futurismo che decisi la forma del manifesto, per cui la prima volta in assoluto che provai a cimentarmi nella scrittura poetica, o comunque con intenzioni poetiche, fu nel 2014 con un manifesto ispirato alle letture che mi interessavano e al mio pensiero di allora.
Chiaramente ad oggi il mio pensiero in alcune cose è cambiato, tuttavia come scritto ha rappresentato moltissimo per me e per molto tempo ne sono stato orgogliosissimo1, e per questo ed altri motivi ho deciso di includerlo e penso che leghi bene nel contesto dell’opera.
Da un punto di vista meramente tecnico è una delle cose più concettose che abbia scritto: la struttura è schematica, ogni strofa è di 6 versi, per un totale di 6+6+6, e ogni verso si relaziona col corrispondente delle altre strofe per struttura, insomma è tutto pensato in queste modalità, ci sarebbe molto che ci si potrebbe dire, ma preferisco passare oltre e, al limite, lasciare qualcosa alla fantasia di eventuali lettori.
Il resto dell’opera, che poi rappresenta l’opera vera e propria, è suddiviso in due parti, sintetizzate da due immagini chiave: l’uomo e la polvere.
La polvere, che sintetizza la prima parte, racchiude poesie composte su temi di eventi storici più o meno recenti e opere di finzione come film e romanzi; Nel complesso verte sdu toni drammatici o distopici e ripercorre alcune alcune delle tematiche del manifesto di apertura, spesso in chiave un po’ più rassegnata o critica.
Si individua quindi la prima immagine, la polvere, nell’ambito di una moltitudine di esperienze drammatiche o errori, realtà che si sgretolano sotto l’influsso del tempo e si disperdono nell’ambiente, ma non smettono di permearlo, si posano sul mondo e raqppresentano l’indelebile firma dell’esistenza che si è espressa in un modo o nell’altro.
La polvere, in un certo senso, è una traccia totale e permeante dei costi, salati, dell’esistenza.
La seconda parte invece, connotata dall’immagine dell’uomo, si esplicita nella più pura introspezione, a volte simbolica e indefinita, a volte scandita da un dialogo, in modo più o meno letterale, col mondo.
Spiccano tra queste le tre poesie in chiusura, che costruiscono un quadro tematico sulle fasi, per così dire, dell’attenzione: la veglia, l’addormentamento e il sogno.
Nel complesso quindi lo scopo dell’opera è costruire la visione di un raqpporto tra la persona e il mondo circostante in un modo volutamente non univoco e chiaro, ma che comunque, nella moltitudine di spunti, mostra alcuni punti chiave, primo fra tutti il senso di indelebilità dele azioni e della enormità della cultura, intesa qui nel senso più ampio possibile.
A concludere c’è la copertina coerente su fronte e retro, che mostra la stessa immagine prima nitida e poi sfocata, i due stati caratteristici della polvere di grafite, che tanto bene inquadrano il senso dell’opera.
Per cui il mondo è sempre stato e sempre sarà ricoperto di polvere, molta della quale si proverà a pulire o spazzare via, ma che resterà sempre attaccata alle dita, o alle chiappe, di qualcuno.
Con questo chiudo e vi invito a leggere direttamente l’opera, che trovate nella vetrina in homepage; Nel frattempo, nonostante la mia attesissima copia usata de “I Novissimi” non arriva e si sia probabilmente dispersa, ho qualche nuova lettura sotto mano, per cui spero presto di scrivere su qualcuna di queste.
Quando lo stesi in latex la prima volta ricordo che lo stampai subito e comprai una bella cornice metallizzata; appesi sul muro vicini il manifesto futurista del 1909 e il mio manifesto, il primo in cornice metallizzata bella liscia e il secondo nella stessa cornice dopo averla aggredita con martello, pinze e altri attrezzi. Tuttora sono appesi così in camera mia. ↩