Poesie da uno Sconosciuto

01 Feb 2021 - MDA DS

Nell’ultimo mesetto circa, sebbene mi sia arrivata a sorpresa la copia usata de “i novissimi” che avevo acquistato e che davo ormai per spacciata, dopo oltre un mese di attesa, mi sono dedicato a un libricino di poesie prestatomi da un amicodella mia ragazza.

In realtà vidi il libro a casa di questo mio amico ad halloween e, sfogliando le prime pagine, mi interessai e glielo chiedetti in prestito; La mattina dopo, tra una cosa e l’altra mi dimenticai, ma nei giorni seguenti lo ottenni.
Avendo temporeggiato un po’ alla fine tutto gennaio mi sono dedicato a questo, insieme ad altre letture non inerenti la poesia, anche per poterlo eventualmente restituire prima o dopo.

La prima cosa che mi ha colpito del libro, che si presenta come “aiutiamoci ancora” di un certo Sergio Di Massimo, è che suggerirebbe d’essere un volumetto autoprodotto o qualcosa del genere; Dico questo perché non ci sono note editoriali e mancano alcune caratteristiche usuali come un’intestazione1, pagine bianche di intermezzo, introduzione o presentazione, indici e qualunque informazione che esuli dalle poesie e qualche schizzo qua e la.
Per questo mi sono subito attivato per cercare qualche informazione e, presto detto, non ho trovato niente di niente…

Pertanto alla fine ho deciso di spendere più tempo sulla questione e ricopiare in pdf l’opera, per renderla disponibile qui (in fondo al post!): In primis perch{ parlare di qualcosa sapendo che nessuno la conosce o può conoscere perde presto di senso, e poi perché, sebbene, come spiegherò, il grosso dell’opera non rispecchia spesso i miei gusti e canoni, mi è sembrato riportare la memoria di una cosa che mi ha interessato e la cui predetta memoria non risulta altrimenti tutelata in altro modo, ed è questo, credo, un proposito degno e sufficiente.

Ma torniamo a noi, anche se, come detto, non sono riuscito a capire nulla dall’esterno, mi restano sempre le fonti interne al volume, che consistono in:

  1. Date e luoghi a piè dei componimenti, una pratica non troppo insolita all’attività poetica2 e che sebbene in questo caso dia informazioni esclusivamente asettiche ed anagrafiche risulta estremamente di valore;
  2. La presenza di un paio di componimenti in dialetto romano;
  3. I temi e gli argomenti di alcune poesie che permettono, affiancati alle fonti gia dette, di localizzare opera e autore in certa misura anche al di là di data e luogo.

Nel complesso ciò che si evince da queste “fonti” intrinseche è che lo scritto spazia da inizio anni sessanta a inizio anni ottanta, con un grosso stacco tra sessanta e settanta.
L’attività di scrittura si svolge quantomeno tra Roma e Monte Larco, che ho scoperto essere una frazione di Rignano Flaminio, comune della provincia di Roma, situato a noird della stessa.
A parte questi dati l’opera si divide nettamente, ma non esplicitamente, in due sezioni cronologiche:

Allo stesso modo mi sento di poter definire tre fasi stilistiche:

Quindi per ricapitolare una prima fase giovanile e introspettiva, seguita da una fase matura che vede il passaggio dallo scrivere di un uomo laico credente delle sue problematiche all’abbandono sempre più completo al tema religioso.
La mia opinione in merito, e qua parlo esclusivamente di gusti, è che la prima parte sia eccezionale: i componimenti sono belli, volendo anche profondi, decisamente originali e nel misto di metrica e libertà espressivas risaultano sempre piacevoli e ben strutturati.
Meno entusiasta il mio giudizio sulla seconda parte, che da un lato fa una scelta stilistica che reputo molto infelice, poiché se da un lato la rima baciata permette una facilità e immediatezza d’effetto sonoro, la poca attenzione alla struttura dei versi spesso non solo annulla questo pregio, ma anche enfatizza i difetti dello stesso, tipo la ripetitività; poi non mi hanno preso molto i temi: litigi con amici, avvenimenti famigliari, piccoli grandi eventi e saltuarie bacchettate morali che lo fanno sembrare quasi un diario difficilmente incontrano il mio gusto in questo caso.
La terza parte riscopre una certa varietà metrica e raggiunge una maggiore coerenza tematica, la religione; salvo eccezioni si parla di massime cristiane e interpretazioni del mondo in chiave di fede, nel complesso comunque una coerenza e bontà strutturale che inevitabilmente alza la testa rispetto alla parte intermedia, anche se di certo i Gesùcristi in maiuscolo e i continui riferimenti all’immagine del lebbroso non sono da tutti.
Queste appunto le mie opinioni, di certo non assolute e in alcuni punti magari mostrano anche una mancanza interpretativa, ma tant’è.

Mi sembra allora il caso di vedere qualche componimento in particolare:

L’1 - 1961

Er paralume… li quadri… l’arberello…
ma che ciò da fa’…
sarà si, ch’è tutto quanto bello,
ma io me ne vorrei annà…
Annà lontano, a ‘n’antra tera:
ar Polo Nord o ar Sud, nun ha ‘mportanza;
tiè, manneme pure a fa’ la guera,
basta che m’allontani da ‘sta stanza.
Bono ‘sto cognacche, ‘sto sciampagne,
mo me lo scolo in un momento
e se m’aripijano le lagne,
me butto a letto e me riaddormento.
Che specchione! Aho! Famme ‘n sorriso;
aaah ammazzete quanto sei brutto,
aaah anvedi che viso!
Fatte arifà, te fai plasticà tutto.
Tiè bevi anche tu ‘n goccetto,
come nun voi brindà?…
anche tu, tu anche maledetto…
solo… solo… me voi lascià.
Manco quell’io me fa più conforto…
ma quanto è stupido er monno,
ma perché nun so ancora morto?…
che male… che freddo… che sonno…

La poesia, che dovrebbe riferirsi al capodanno 1961, esordisce con la descrizione sommaria degli sfarzi con cui si è soliti festeggiare che scivola subito su toni più scocciati, per poi risalire di botto su un’atmosfera di festa e gioco per poi finire con toni cupi.
Ecco questo moto oscillatorio rappresenta forse la tendenza più fondamentale di questa prima parte, il fondamentale senso di inconsistenza delle energie positive, che si sciupano sempre troppo rapidamente; Mi ricorda vagamente un tema esasperante che si trova in “fuoco fatuo” di Pierre Drieu La Rochelle, libro che ho amato tantissimo e consiglio, che illustra appunto questa incapacità di afferrare la vita e le sue bellezze, che puntualmente sfuggono, o “il creato”, come lo chiama invece il nostro autore in “sempre la stessa cosa”, componimento poco seguente.
In verità penso che questa tendenza resti anche in alcuni punti della parte successiva, sebbene come pattern sottostante, voluto o meno: per intenderci se in una poesia va tutto bene magari in quella dopo va tutto male, questo moto da interrogazione razionale ed esplicita si tramuta quindi in una sorta di schizofrenia.
Il componimento è scritto in dialetto ed in rime alternate, penso meriti menzione l’espediente del dialogo con se stesso attraverso lo specchio che riesce molto bene e a me è piaciuto molto.

Non So

Luce, buio. Notte, giorno.
Guardo, guardo, guardo fisso.
C’è chi parla, c’è chi tace -
c’è chi scherza e c’è chi gioca.
Tu lavori; lui riposa.
Rosso, nero. Chiaro, scuro.
Penso, penso e non discerno:
sedia, quadro, specchio, muro?
Caldo, freddo. Estate, inverno.
Morte, vita. Vita strana:
piango, rido, rido e piango;
acqua, vento, fumo, fango.

Questa fra tutte è sicuramente la poesia più particolare: non presenta una costruzione usuale con un inquadramento diretto della vicenda, ma porta una sequenza di immagini, spesso contrarie tra loro, costruendo quindi un quadro di figure che quel predetto motivo pensolare lo scaricano direttamente sul lettore per intuizione.
E’ questa secondo me la migliore del libro, in verso libero ma con rime ben piazzate e versi armoniosi per lunghezza e struttura, farcita, inoltre, di belle immagini; In particolare è stupendo l’ultimo verso che chiude la sequela di contrari con l’opposizione vento-fumo innestata in quella acqua-fango creando una climax discendente di elementi, luoghi ed emozioni che chiude il componimento in modo elegantissimo.

Il Prezzo di un Uomo

Più o meno ogni uomo ha il suo pagamento:
basta trovare il prezzo ed il dovuto momento.
Ci sono uomini più o meno cari:
che si fan comprare con i vili denari,
chi invece cede alla presenza di una gonna
ed in questo caso il risultato dipende dalla bellezza della donna.
Dove denaro e donne sono un fallimento,
basta fare leva su un qualche riposto sentimento.

Ecco questa esemplifica bene il tenore della seconda parte della raccolta, la struttura in particolare è esattamente quella che dicevo: rime baciate e versi che variano molto in struttura e lunghezza.
In questo andamento fortemente binario che inevitabilmente la struttura crea la narrazione segue quasi un motivetto proverbiale.

Facile Scelta

Si primeggia più con l’onestà
che con la delinquenza,
perché si trova scarsa concorrenza.

Questa poesia, quasi a fine raccolta, esemplifica come i componimenti siano diventati più lapidari e brevi, vere e proprie massime, oltre a perdere la necessità di quell’andamento binario che dicevo prima, data anche l’assenza di una struttura vera e propria.
Tra l’altro questa divisione netta tra gente onesta e mascalzoni ricorre frequentemente in tutta la tarda seconda e la terza parte.

Un Regazzo d’Oggi e San Francesco

Pure io me metto er mantello
e anch’io all’occasione me so spogliare,
però indosso anche er cappotto de cammello
e nudo me ce metto d’estate ar mare.

Tu invece te sei spojato de tutto
e te ne sei ito ne li boschi a pija fresco.
E penzà ch’eri ricco, giovine e manco brutto.
Colla povertà, però, eccote diventà San Francesco.

Er giovine, come me, maneggia le bombe
ha er ferari e fino a sera gioca
e invece de parlà co le colombe
parla da solo per l’effetto de la droga.

Oggi mica è facile diventà Santo.
E’ difficile lassà la casa cor riscaldamento
pe’ annà scarzi e solo cor manto
e mettese a parlà co’ l’animali ar vento.

Mo’ Francè, sei Santo co’ tanto de monumento
ma te vorrei vedè in questo novecento!

A regà, stai carmo, nun t’agità,
avevo anch’io ‘n sacco de denari,
possedevo oltre a mille proprietà
cavalli quanti n’hanno dieci de ferari.

Riguardo ar cardo ci’avevo legna in quantità,
ar posto de le bombe c’erano spade; è solo vero
che me mancava ‘na cosa: la nobiltà,
pè questo me so aggregato ar principe Gualtiero.

E mo te svelo er segreto
de la voce che m’ha parlato cò calore
bloccandomi a le porte de Spoleto
e ricordandome chi era er mio signore.

Perciò regà, in questo che chiami novecento
c’è l’istessa luce, ma la vedi solo se arzi er mento.

Chiudo con questa, sempre verso fine raccolta, perché rappresenta il pezzo più particolare e sui generis al di fuori della prima parte.
Innanzitutto è l’unica poesia del libro divisa in strofe, in particolare 4x4+2+3x4+2, in cui i primi 18 sono le osservazioni dell’autore e le restanti 14 rappresentano la risposta di San Francesco.
Il tema è sempre morale, in particolare si parte dal paragone tra i giovani di oggi e la situazione al tempo del santo, da cui si suppone che le condizioni materiali perché oggi si abbracci la povertà e la santità come allora non ci sono più, cui perviene pronta la risposta che contraddice le osservazioni avanzate e porta la verità: è la volontà che non è la stessa.
Al di là della tematica, che appunto permea tutta l’opera,sono interressanti le scene evocate e la poesia rappresenta una ventata d’aria frescain chiusura d’opera.

Chiudo riproponendo il link al pdf del libro qui in fondo, per chi si fosse incuriosito o volesse leggerlo, se non l’avesse già fatto; Direi che se da un lato il non sapere nulla di opera e autore sia statouna difficoltà insolita, dall’altro è stato decisamente stimolante.

“Aiutiamoci Ancora” di Sergio Di Massimo5

  1. Mi riferisco alla pagina che esplicita titolo, autore e altre note fondamentali; il \maketitle del latex per intenderci. 

  2. Mi viene bene l’opera di Panagulis, per citare un altro autore di cui ho parlato qui sul blog, o anche Ungaretti. 

  3. Dalla poesia “dolore”, datata 1961, immagino che all’epoca l’autore studiasse. 

  4. Anche dove pare lo schema si spezzi guardando meglio ci si rende conto che l’autore è solo andato a capo non avendo abbastanza spazio su riga, l’unica eccezione figura nel componimento “un figlio” al cui centro si trova una coppia di versi spaiati. 

  5. Per motivi di spazio non sono inclusi nel pdf gli 8 schizzi presenti nel libro, mi spiace ma non sono riuscito a trovare un’altra soluzione.