24 Nov 2022 - MDA DS
Recentemente ho letto “50 tentati suicidi” di Alessandra Carnaroli.
Non leggo da un po’ opere così recenti, quindi mi è sembrato d’obbligo scriverne.
Si tratta di una raccolta di 50 componimenti brevi, tra 3 e 16 versi, in media 7,36.
Le modalità di tali versi sono variegate, per cui troviamo quelli lunghi e prosastici, così come quelli brevi e mono parola, ungarettiani.
Troviamo qualche rima qua e la, tradizionale o anche interna, ma in genere non c’è uno schema rimico e la struttura è molto libera.
Data la varietà dei componimenti è innanzitutto molto difficile fare un’analisi completa e complessiva dell’opera, sebbene siano evidenti alcuni temi ricorrenti ed anche talune ricorrenze stilistiche e semantiche; Allo stesso tempo è anche molto facile trovare che qualcosa piace di più e qualcosa di meno.
Risulta una lettura interessante e piacevole anche per questo, ed ho pensato che il modo giusto di approcciarla sul blog sia di prendere un numero limitato di estratti ed analizzare quelli facendo rimandi all’opera complessiva.
Di seguito, quindi, vedremo più in dettaglio 5 pezzi tratti dall’opera, tutti corredati dal testo ovviamente.
Puntualizzo che l’ordine degli estratti segue strettamente quello di apparizione nel testo, non sono quindi classificati in base all’apprezzamento o altro.
Tutti e 5 sono componimenti che ho apprezzato e per questo li ho scelti, non senza rammarico di lasciarne fuori altri, tuttavia ho cercato di fare la mia scelta anche in modo tale da esporre la diversità e varietà che come ho detto caratterizza la raccolta.
chiedo malattia terminale
melanoma almeno macchia sospetta
sul tallone dove batte l’adidas
in promozione
di un numero più piccolo
del mio reale dolore
Il componimento parte con una climax discendente tra malattia terminale, melanoma e macchia sospetta, che dà l’idea del ridimensionamento, l’accontentarsi, visto che queste cose sono chieste, in un certo senso invocate, tutto il costrutto in effetti rimanda alla struttura di un’imprecazione o maledizione.
I versi seguenti zoomano sull’aspetto del malessere fisico, da quello chiesto e sperato di prima, a quello reale e fattuale, della scarpa che non calza perché troppo piccola e che quindi distrugge pian piano il tallone.
Qui il tono vagamente pubblicitario, giacché si parla di promozione e si nomina il marchio adidas, è una suggestione ricorrrente anche in altri componimenti: spiccano per esempio quelli in cui si nomina la figura del padre (vedere l’8 ed il 18) in cui questo martellante slogan di attrezzature da lavoro esprime tutto il peso della genitorialità trascurata ed i problemi che induce, come un senso di femminilità schiacciata e colpevole o di inadeguatezza.
Allo stesso tempo il tono pubblicitario risponde al desiderio sopra: si desidera la malattia che spazzi via il costante dolore vissuto realmente.
Questo dolore si scioglie tutto nell’ultimo verso: il dolore fisico, dovuto però al dolore sociale, poiché la scarpa inadeguata è acquistata in promozione, è l’ombra di un male più profondo ed intimo, solo accennato, non approfondito, che dà la caratura del tema: alla climax discendente iniziale quindi si accompagna la climax ascendente che sorvola il componimento passsando dal dolore immaginato, a quello fisico reale, fino al dolore sociale e personale, da un’imprecazione ad un segnale di profondo dolore appena suggerito.
In 6 versi un profondità di significati eccezionale.
una cravatta di mio marito meglio
una cinta di accappatoio più lunga
che assorbe saliva se sbavo
Questo è in assoluto il componimento più breve della raccolta, ma è anche pieno di sfaccettature.
La suggestione ovvia è al suicidio per impiccagione, ma sotto si trova un senso di ostilità nella coppia e ancora inadeguatezza: l’accostamento di marito e meglio lo suggerisce.
Ancora tuttavia sono pregnanti le suggestioni sessuali: alla cravatta del marito, quindi un accessorio relegato all’ufficio e all’aura di castigo e serietà che invoca, si contrappone la cinta di accappatoio, che richiama invece il relax della vita domestica e anche la nudità.
Questa cinta manco a farlo apposta è più lunga, cosa che oltre alla suggestione sessuale indica allo stesso tempo un allentarsi del progetto suicida, così come all’ambito sessuale rimandano anche la saliva e lo sbavare.
Quindi l’ostilità di coppia, che scaturisce sia dal trauma personale che dal carico che la società mette (il lavoro), crea un malessere che si scarica nella suggestione sessuale che ovviamente si sviluppa nell’ambito del tradimento, quantomeno come fuga mentale da questi disagi e conflitti.
in bicicletta mentre torno
con le buste della spesa
appese al manubrio
mentre curvo i gomiti
all’incrocio infilo
un senso unico vietato
unico ricordo
lo sguardo
del bambino seduto accanto
al volante
lo spruzzo
di sangue
che copre il cappello dell’inter
Questo pezzo inizia con la costruzione di una immagine semplice e quotidiana, cioè il rientro in bici con la spesa; Anche l’equilibrio strutturale e le sonorità (spesa/appesa) danno un senso di calma e musicalità.
Verso metà componimento però la lunghezza dei versi diminuisce e troviamo versi lunghi squagliati in mezzo ai brevi, che delineano dettagli spiccanti della scena; Questa struttura in qualche modo da un senso mentale e di ricordo che si contrappone all’aura di semplicità iniziale.
Un po’ è come se l’infilare il senso unico vietato sia la scintilla che fa scaturire il pensiero suicida, e in effetti questo “unico vietato” seguito da “unico ricordo” rafforza la sensazione che si stia varcando un confine mentale sconsigliato e terribile.
Tutto ciò che spicca è lo sguardo del bambino, una figura innocente che è al fianco del volante, quindi inerme e succube di una tragedia esterna a lui; Poi spicca il cappelo dell’inter, che dà l’idea della passione caratterizzante che il genitore passa al figlio, con cui plasma il figlio ed i suoi gusti, allo stesso tempo di un simbolo della divisione di genere tra i bambini in cui il maschio viene tanto spesso accostato alla cultura del calcio dal genitore, una cultura così pregnante.
Questa sensazione di flash anche ricorre in alcuni componimenti (vedere il 18 ed il 25) e crea un’atmosfera di scollegamento dalla realtà, in cui il pensiero suicida è l’effetto di un attimo di sconforto, indotto dal più insospettato dettaglio, in un modo o nell’altro connesso alle più intime fragilità.
arrivata a pesare quaranta chili
nascondo panini in mezzo alle siepi
barattoli di vomito sotto ai maglioni
morire prima del cambio stagione
Questo componimento è in chiusura di un breve arco inerente il cibo ed i disturbi alimentari (42, 43 e 44), in cui entra anche la figura della nonna materna e in generale è forte la presenza del disturbo come male femminile e profondo disagio di genere.
Qui l’attacco è tragico, seguito da due versi che hanno qualcosa di infantile, adolescenziale, panini e barattoli danno il senso di un pranzo al sacco, di quei tipi di alimenti che si portano anche a scuola; I panini vengono nascosti nelle siepi che evocano un immaginario di parco o pausa pranzo in cortile, ma poi i maglioni dallo tutto il senso di una fisicità in sviluppo, del comfort nel nasconderla sotto indumenti larghi in cui affondare (un senso simile assume la felpa nel 15).
Al contempo il maglione riporta tutto al target reale, cioè quello dell’apparenza, dello sviluppo di un’autoacettazione così fragile nel passaggio adolescenziale; Il vestiario è termine di paragone e la morte nel verso 4 è programmata “prima del cambio stagione”, prima del momento terribile che segna la prova del fuoco dell’apparire fisico ed esteriore, ma di riflesso anche prima del crescere, di cui espone tutta la traumaticità.
contro il palo della luce
senza casco
dove hanno già attaccato
una sciarpa fano calcio
madonnina fiore finto
per un altro morto
Mi è parso opportuno chiudere con il componimento finale della raccolta.
La crudezza e semplicità del contesto incornicia la crudezza e semplicità del messaggio: contro il palo su cui sono già tutti quei simboli di cordoglio, esposti a lista della spesa; Finto non solo è il fiore, ma l’atmosfera che si crea intorno a quel luogo, in cui tutto è per “un altro morto”, formula generica e terribile, che esprime il senso di abbandono e futilità in cui il pensiero suicida si schianta.
Tutti quei simboli sono così vuoti di personalità: un simbolo religioso, (ancora) uno calcistico, un fiore per giunta finto, simboleggiano un dolore generico e sfumato che non riesce a racchiudere la specificità e profondità del dolore reale e personale, ed in questo fallimnento disperde tutto ciò che la persona era ed è, che diventa solo “un altro morto”, formula quindi fortemente bivalente.
Spero in questi 5 estratti di aver saputo racchiudere almeno una parte della varietà interessante e bellissima di questa raccolta e magari anche di aver dato qualche suggestione inattesa.
Probabilmente scriverò allo stesso modo di “50 oggetti contundenti”, sempre di Alessandra Carnaroli, che rappresenta l’altra faccia di questa raccolta, in un tutt’uno poetico.