Ungaretti, un approfondimento: Girovago

15 Jul 2023 - MDA DS

Proseguiamo col terzo ed ultimo approfondimento su “l’allegria” di Ungaretti.
La poesia in questione è “Girovago”, a seguire il testo:

In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare       5

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo       10
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto       15

E me ne stavvo sempre
straniero

Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute       20

Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente       25

Innanzitutto questo componimento, ed è una delle ragioni per cui l’ho scelto, è perfettamente esemplificativo della seconda parte della raccolta:

La particolarità di questa poesia specifica, su quest’ultimo punto, è che l’inadeguatezza è infine estromessa, sulla società.
Tutto il gruppo di girovago, ovvero tre poesie, è quasi un grido alla morte causata dalla guerra; Sono poesie scritte tutte nel 1918, presumibilmente negli ultimi terribili sprazzi del conflitto, la stanchezza e l’orrore sono insostenibili.
Anche la famosissima “soldati” è in questo ciclo per intenderci.

Le prime due strofe ricalcano temi che, arrivato a questo punto dell’opera, sono ricorrenti e familiari; Il senso di non appartenere da nessuna parte è portato alle estreme conseguenze a causa della metrica esageratamente frammentata: versi brevissimi, che creano una narrazione schizofrenica e balbettante, molte parole che assumono qualità di verso a se stante, come i vv. 7 e 8, che sarebbero potuti essere verso unico senza essere incoerenti con la metrica generale (un quaternario), ma così invece schiacciano con tutto il peso dell’operazione che il girovagare provoca.
Estremo il già nominato v. 12, che fa esplodere la claustrofobia soffocante di questa sensazione.

Ma proprio dopo questo picco la narrazione cambia leggermente modo, entrano in scena versi più lunghi e regolari che si incastrano tra i ternari creando un po’ di ordine.
“Straniero” e “Nascendo”, ai vv. 17 e 18, si legano così tra strofe diverse e danno una nuova versione: questa non appartenenza non è completamente un male o una situazione maledetta.
C’è un che di essere vivo (v. 20) in questa condizione, di superstite del mondo, e della guerra visto che il mondo del poeta è questo in quel momento.

L’obiettivo è riuscire a risentire lo stupore del nuovo e meraviglioso quindi, come una rinascita, ma in un senso che è espresso dai versi finali.
Ad essere colpevole è il mondo, i paesi e la società guerrafondai, che indugiano negli orrori; Impossibile è sentirsi appartenente a cio, a questo stato terribile delle cose.
Allontanarsene, sentirsene estraneo, è umanità: quindi anche essere straniero, la condizione di limbo che permea l’opera, è una condizione positiva di fronte agli orrori che la guerra provoca.

A scandire questo momento di fresca consapevolezza è una metrica ordinata, che si riconnette strettamente con quella che ci lascia a fine strofa 2: questa assuefazione alla condizione umana, che provoca le cose terribile che presumibilmente Ungaretti ha visto in trincea, lo spinge a cercare la rinascita di se stesso, ma anche degli uomini e delle società.
A cercare una società che sia innocente, quindi come un bambino, quindi rinata, non compromessa irrimediabilmente.

Non c’è, almeno a mio avviso, speranza in queste parole.
Quei vv. 24-25 sono una sfida insperata lanciata al mondo.
Come dirà la successiva poesia “Sereno” in chiusura, questo è un “giro / immortale”.
Come sintetizzerà poi in modo tanto celebre “Soldati”, quel terribile giro quando ci stai dentro non lascia molto scampo e molte parole.
Come mostrerà poi la sezione di chiusura “Prime”, anche il tornare a vivere, o in un certo senso ad attendere di morire come trasuda da “Lucca”, non è esente da un pregnante sapore amaro di trauma.

Se la raccolta è sintetizzata da una costante ombra di malinconia, a rendere questa coerenza emotiva tanto tridimensionale è l’elaborazione graduale della stessa.
Allora a rendere la raccolta così potente e di lunga portata è certamente uno dei motivi chiave tutta la sezione girovago, ed in particolare l’omonima poesia.
“Cerco un paese / innocente” sono versi indelebili.

Per chiudere propongo il testo della poesia “Un Sogno Solito”, prima della sezione finale “Prime”, la cui struttura a quartina, che d’altronde è simile a quella della precedente “Soldati”, scoppia di emozione nell’incontro con il trisillabo finale, creando al contempo un senso di familiarità ed armonia ed un senso di fuggevolezza e mancanza.
Una poesia stupenda, adeguata a chiudere questo ciclo di approfondimenti:

Il Nilo ombrato
le belle brune
vestite d’acqua
burlanti il treno

Fuggiti       5